C’è un modo che non si possa
spegnere la fiamma dell’amore
Non è il vento che soffia
e spegne qualsiasi ricordo
non è il tempo che passa
spazzando il dolore ..
Tu sei la mia dolce nostalgia
assaporo attimi
della nostra vita
sorrido per il padre che sei stato
piango per averti stretto
poche volte fra le mie braccia
l’amore!
quello che mi chiedo
un sentimento
da mille sfaccettature
non ha limiti
non ha tempo
Sei mio padre !
vivi dentro di me
per ogni cosa vissuta
insieme al tuo fianco
Sei mio padre
l’uomo forte
coraggioso
ed è così che ti ricordo
pieno di vita
e di amore !
Grazie papà !
Sbatto di qua,
rimbalzo di là.
Mi riasso, mi diverto, mi ciuccio il dito, a me sembra un gioco infinito.
Dal buio caldo e totale nel quale mi trastullo, qualcosa mi spinge e mi tratta da grullo.
Io mi trattengo e faccio di tutto,
affinché quella luce non mi afferri di brutto.
Con molto timore e lacrime agli occhi, capitolo all’onda prima che qualcuno mi tocchi.
Infine la mia resa è totale,
incondizionata
pur essendo stata la mia battaglia
un fuoco di paglia.
Mi affaccio inerme alla vita
con molta umiltà,
perché ad attendermi ci sono
mamma e papà.
Tu trionfo di vita,
gioia infinita
Dal grembo materno
in un battito di ciglia,
con tanto amore,
nacque sta meraviglia.
Da dove le anime candide
librano nel vento aureo di Dio,
sei giunta tu amor mio.
E che mai uomo osi avariare,
con la sua presenza tal
grandezza potrà solo ammirare.
Pena la mia ira, in eterno,
potrà solo rimembrare,
potendo sol seduto
su una sedia per sempre
poter girovagare.

Mi rifiuto di sottomettermi alla paura
che mi toglie la gioia della libertà,
che non mi lascia rischiare niente,
che mi fa diventare piccolo e meschino,
che mi afferra,
che non mi lascia essere diretto e franco,
che mi perseguita e occupa negativamente la mia immaginazione,
che sempre dipinge cupe visioni.
Non voglio alzare barriere per paura della paura.
Io voglio vivere e non voglio rinchiudermi.
Non voglio essere amichevole per paura di essere sincero.
Voglio che i miei passi siano fermi perché sono sicuro
e non per coprire la paura.
E quando sto zitto,
voglio farlo per amore
e non per timore
delle conseguenze delle mie parole.
Non voglio credere a qualcosa
solo per paura di non credere.
Non voglio filosofare per paura
che qualcosa possa colpirmi da vicino.
Non voglio piegarmi
solo per paura di non essere amabile,
non voglio imporre qualcosa agli altri
per paura che gli altri possano imporre qualcosa a me;
per paura di sbagliare non voglio diventare inattivo.
Non voglio fuggire indietro verso il “vecchio”
per paura di non sentirmi sicuro nel “nuovo”.
Non voglio farmi importante
perché ho paura di essere altrimenti ignorato.
Per convinzione e amore
voglio fare ciò che faccio
e smettere di fare ciò che smetto di fare.
Dalla paura voglio strappare
il dominio e darlo all’Amore.
E voglio credere nel Regno
che esiste in me.
Rudolf Steiner

Difficile quest’anno augurare Buona Pasqua: ipocrisia, buonismo e retorica sono dietro l’angolo.
Pasqua è mistero di resurrezione e riecheggia il senso della rinascita e della rigenerazione, presente, prima ancora dell’avvento del Cristianesimo, nelle tradizioni pagane antiche come nelle simbologie dei popoli di tutto il mondo. L’uovo stesso che ci doniamo, è rappresentazione materica di quel che nasce, è forma per eccellenza della vita e della sua sacralità, unione di cielo e terra per le cosmogonie antiche, simbolo di una ciclicità nella quale, dopo la morte, fatalmente e finalmente, giunge ancora la vita.
Quanta morte in queste settimane di Quaresima che stiamo per lasciarci alle spalle: non solo la morte di chi è mancato, ma la morte mai così fotografata dai media, nelle file di bare, nei cimiteri, nelle immagini, per molti anche traumatizzanti, delle terapie intensive. E poi la morte imminente, paventata o temuta, dell’economia, di un certo stile di vita, la morte del cosiddetto mercatismo, la morte del senso di appartenenza ad un sogno europeo che forse potrà essere risognato o forse no, la morte della globalizzazione come è stata gestita sino ad oggi. E ancora la morte delle relazioni e dei contatti come li abbiamo conosciuti, la paura della morte delle libertà di movimento e di espressione. La morte persino della tutela dei diritti costituzionali, secondo alcuni. La morte della sicurezza e della stabilità vere o presunte che fossero. La morte: mai cosi presente da decenni nella nostra società e nella nostra cultura. La morte, grande dimenticata dei nostri pensieri su di noi, è tornata come la fata Carabosse al Battesimo di Aurora a ricordare la sua presenza a chi non l’aveva invitata alla festa.
Persino la scelta ecclesiastica di esporre virtualmente la Sacra Sindone sembra essere di nuovo rappresentazione della morte, sebbene collegata al mistero del suo superamento. Un sudario dove restano le impronte di chi poi risorgerà.
Credo che la Pasqua di quest’anno sia esattamente questo: un sudario su cui imprimere le proprie fattezze, quelle vere, quelle autentiche, in attesa che risorgano. E allora giunge la riflessione: affinché la resurrezione si compia, la storia misterica ci insegna che ci vogliono due ingredienti, antitetici.
La morte e la fede: un’ossimoro concettuale che tiene insieme la fine e l’inizio, inestricabilmente collegati, così che non è possibile risorgere se non si muore, non si può morire per risorgere senza la fede in qualcosa che non si vede, e di cui non si ha garanzia alcuna.
Allora questa Pasqua è la miglior Pasqua che ci potesse capitare; non per tutte quelle storie sull’importanza dello stare in famiglia, del ritrovarsi e così via. E’ innegabile che stare chiusi in casa mentre fuori la primavera chiama, sia un supplizio, come spesso e volentieri è pure un supplizio la convivenza forzata con la famiglia, al pari della solitudine di chi la famiglia non ce l’ha.
Non raccontiamoci storie buoniste a cui nessuno in fondo crede. Diciamoci piuttosto che questa Pasqua è veramente una croce, ma a quanto pare, per quel che ne sappiamo finora, la Croce è stata l’unica via, o quantomeno quella che ci è stata tramandata e dunque è potente per l’inconscio collettivo, per la Resurrezione, a patto che ci fosse la fede. Fede dal latino fides, dal greco feithè, da pheithomai: avvinco, lego, per traslazione mi fido, infine credo. Avere fede è prima di tutto essere avvinti, restare avvinti, come l’edera al suo muro, come il neonato al seno della madre. Allora per risorgere bisogna morire completamente restando avvinti alla vita.
Lo sanno bene le piante come si fa a morire ogni inverno, restando avvinti alle radici nel lasciar cadere tutte le foglie secche per fare posto alle nuove che verranno.
Così il mio augurio per Pasqua è questo: una vera morte, di tutto ciò che deve morire, un vero incontro con la morte che non è affatto una cosa semplice, né bella, né facile, ma è vera, drammatica e potente.
E contemporaneamente una nuova fede, la forza di restare avvinti alla vita nel suo germoglio più piccolo, alla vita dentro di sé, alla verità oltre tutte le bugie che ci siamo e ci hanno raccontato.
Morte e Fede, per risorgere, presto.
Buona Pasqua a tutti e a tutte.
Erica F. Poli
Una stretta schiera di angeli
non è tanto forte
come una tua parole detta con amore.
Aurorablu
*
*
Ieri notte al mio ho chiesto che, per oggi, ma solo per oggi, si pigli un giorno di vacanza. Gli ho chiesto di innalzarsi in volo, di raggiungere chi non vede da molto tempo, perchè, magari, è troppo indaffarato a riparare i miei casini. Non so, forse, là in paradiso c’è un bar, dove si ritrovano tutti gli angeli custodi, dove bevendo un caffè o una birra (il mio ce lo vedo già con una Bud in mano), si raccontano le storie che noi uomini interpretiamo. Il mio, in questo momento potrebbe raccontare: “Lo sai che ha fatto quel cazzaro del mio, invece? Una notte, faceva l’idiota con un suo amico, volevano fare uno scherzo ad una coppietta che si stava imboscando. Si sono nascosti in una casa diroccata e, quel coglione, non si è accorto che mancava il pavimento: è caduto da 4 metri, per salvarlo mi si è stortigliata un’ala… pensa che quando il tempo cambia sento ancora dolore!! E lo sai il bello? Dopo i 2 scemi sono rimasti a ridersela per 30 minuti! Ti rendi conto??” A lui, in questo suo giorno, voglio dire grazie. Voglio dire grazie per aver pianto le mie stesse lacrime. Voglio dire grazie per aver gioito della mia stessa felicità. Voglio dire grazie per aver esultato dei miei stessi traguardi. Voglio dire grazie per essersi emozionato per i tramonti di QUEI giorni che finivano e per le albe di QUELLI che iniziavano. Ma soprattutto, voglio dire grazie per ogni singola piuma perduta per aiutarmi e lo ha fatto tante volte…
FRANCESCO PATERA, ANGELI DI LUCE
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L’angelo disse ad Aurora:
<<Vedi anche la fotografia è una forma d’espressione del cuore…>>
rimase in silenzio per un po’ mentre Aurora giocherellava con la sua piccola macchina fotografica…
<<Vedi, tu fai spesso foto mosse, perchè ti emozioni troppo.>>
Aurora si mise a piangere, ora le sembravano così belle tutte quelle foto mosse. E nessuna più le sembrò da buttare.
STEPHEN LITTLEWORD , L’angelo e Aurora
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Raramente ci rendiamo conto che siamo circondati da ciò che è straordinario. I miracoli avvengono intorno a noi, i segnali di Dio ci indicano la strada, gli angeli chiedono di essere ascoltati.
PAULO COELHO, Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto
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I vostri angeli custodi sono con voi in questo momento – sono con voi continuamente – garantito! I vostri angeli vi guidano attraverso i vostri pensieri, i sentimenti, le parole e le visioni.
DOREEN VIRTUE
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La Luce che trasmetti, Angelo mio mi dà la forza di tenere il passo con costanza in questo difficile e meraviglioso cammino che è la mia vita.
FRANCESCO PATERA, AngeliDiLuce
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Chi non trova il paradiso quaggiù non lo troverà neanche in cielo. Gli angeli stanno nella casa accanto alla nostra ovunque noi siamo.
EMILY DICKINSON- Ovunque
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Sono io, io c’ero sempre, non ti ho mai lasciata, il tuo angelo custode. Credi davvero che tu eri senza di me fino ad ora? C’era una continuità tra noi, tu mi toccavi.
P. CLAUDEL, La scarpina di raso
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Ho trovato il mio angelo custode nella Natura. È più facile trovare lì il senso del bene, nel vero slancio del sentirsi vivi, nel dare alla nostra vita una forma dal nulla. E allora la mia mente di libera dal dolore che la opprime, ed io ancora una volta capisco qualcosa di più: l’essenza della verità è quanto basta ad ognuno di noi.
Sergio Bambarén Notte di Luce
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In questi tempi di crisi tutti cercano un’idea, un aiuto per cavarsela. Nessuno è al riparo da un licenziamento o da un fallimento. Va detto che questa crisi è provocata dal pensiero negativo, collettivo, sostenuto e incoraggiato da dirigenti tutt’altro che illuminati, soffocati dai problemi e incapaci di tirarsene fuori. In sostanza, da persone che non sono guidate dalla luce. Luce! che parola magica. … senza luce noi siamo perduti, spaventati, bloccati, proprio come la Società attuale che non sa più in quale direzione andare, perciò fa qualunque cosa. Dalla notte dei tempi le guide di luce sono accanto a noi pronte ad assisterci, aiutarci, ad illuminarci. Sì, sono presenti in ogni momento ed è sufficiente chiedere loro di aiutarci perché vengano in nostro soccorso, a volte immediatamente e in modo straordinario!
Joeliah, ANGELI DI LUCE
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Angeli, al mattino possono essere visti fra una rugiada piegarsi, sorridere, volare. Gemme e germogli appartengono forse a loro?
Emily Dickinson
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