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Oggi è temporale, scuro è il cielo, lento il mio vagare. Linfa scendi, bagnami le gote, aiutami a riflettere… Amabile per me può essere espormi attimi a te, guardarti invadere le piante, osservarti nutrire ed invigorire le erbe. Insopportabile deve essere, per alcuni sotto quel ponte, esistere, assiduamente con la tua presenza. Gelo invadimi, aria soffia, fammi sentire vivo, dilata i miei polmoni ad ogni mio respiro. Tepore ricoprimi in un lieve amplesso. Io posso giocare, scegliere di alternare, dolorosamente per molti non è lo stesso. (Gabriele Paoletti) “dedicato ad Umig”
Ho il peggior titolo professionale che esista. Imbarazzante. Quasi non entra nel biglietto da visita. Ho deciso che più è lungo il titolo più il lavoro è di merda. Cercano di abbagliarti con il titolo perchè tu non ti accorga che sei confinata in un angolo dell’ufficio a fare dei noiosissimi conti che nessun altro ha voglia di fare.
Sophie Kinsella * Ti ricordi di me?
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la mattina dopo avrei dovuto alzarmi presto. Perchè….
Oh no…
Il funerale di papà. Il giorno successivo, alle ore undici. Il che significa…
Me lo sono perduto? D’istinto faccio per alzarmi, ma anche stare seduta mi provoca un terribile capogiro.
Alla fine cedo, se pure con riluttanza. Me lo sono perduto. Me lo sono perduto. Non posso farci niente.
Non che lo con oscessi bene, mio padre. Non era granchè presente, anzi, per la verità sembrava più uno zio che un padre. Quel genere di zio scherzoso e un po’ canaglia che ti porta i dolci a Natale e puzza di alcol e sigaretta.
La sua morte non è arrivata come un terribile choc.
Doveva farsi mettere un bypass coronarico, e si sapeva che l’operazione aveva solo il cinquanta percento di probabilità di riuscita.
Eppure oggi avrei dovuto esserci insieme alla mamma e Amy. Insomma Amy ha solo dodici anni, e tra l’altro è piuttosto timida per la sua età. All’improvviso me la vedo seduta nel crematorio di fianco alla mamma, tutta seria sotto la frangetta da pony delle Shetland, tra le mani un malconcio libretto per bambini. E’ troppo piccola per vedere la bara del padre senza la sorella più grande a tenerle la mano.Nel raffigurarmela mentre cerca di mostrarsi coraggiosa e adulta, sento d’un tratto una lacrima scendere lungo la guancia.. E’ il giorno del funerale di mio padre, io sono in ospedale con il mal di testa e forse una gamba rotta…
Sophie Kinsella * Ti ricordi di me?
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preoccupata sorseggio la spremuta. E’ normale pensare che la propria madre sia matta. Ma la mia è tutta fuori. E se deve essere ricoverata? Che ne faccio dei cani?
Sophie Kinsella * Ti ricordi di me?
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“credo di aver bisogno di rinfrescarmi”
In preda alle vertigini, trotto in bagno, mi spruzzo in po’ di acqua fresca in faccia, poi guardo allo specchio il mio riflesso stravolto, familiare e sconosciuto allo stesso tempo.
Ho la sensazione di essere sul punto di sciogliermi.
Qualcuno mi sta facendo un colossale scherzo? Sono in preda alle allucinazioni?
Ho ventotto anni, denti bianchi e perfetti, una borsa Louis Vuitton, un biglietto da visita che mi definisce “direttore” e un marito.
Come cavolo è potuto succedere tutto questo?
Sophie Kinsella * Ti ricordi di me?
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e pensare che ci sono tante cose orribili e mortificanti che ricordo benissimo: quando a scuola all’età di sette anni, ho dovuto mangiare semolino rischiando poi di vomitare; la volta che a quindici, mi sono messa un costume da bagno bianco e quando sono uscita dalla piscina era trasparente e tutti i ragazzi sono scoppiati a ridere. Ricordo l’umiliazione come fosse ieri. Eppure non riesco a ricordare quella passeggiata lungo una perfetta spiaggia di sabbia a Mauritius. Nè di aver danzato con mio marito a un ballo prestigioso. Ehi cervello, non ce l’hai qualche priorità?
Sophie Kinsella * Ti ricordi di me?
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Frammenti di pensieri.
Nei tuoi occhi vedo
il riflesso delle mille
carezze oggi dimenticate.
Ora sei solo un piccolo ricordo,
una piccola lacrima
perduta in un grande mare.
No ho più magie, ne’ sogni
da regalare, ne’ notti insonni,
ne’ albe gentili,
ne’ tramonti infuocati,
ne’ stelle da additare.
Il tuo nome è già nel vento
impetuoso dei miei ricordi
più amari.
Oggi come ieri
altri tempi mi dico,
ma se guardo questa
coppia, trovo nei loro
sguardi l’amore la semplicità,
di un galateo ormai obsoleto
da rottamare, come oggi va di moda.
Dov’è finito quel rispetto,
il sapore dolce dell’attesa
che precede la convulsione
eccitata degli abbracci.
Non era forse quello, amore!?
Anche in quest’epoca, tolti i vestiti,
i pizzi, i cappellini si riesce ad
ascoltare i battiti del cuore.
La favola dell’amore non finisce mai……
(Mirella Narducci)
Il dolore è un topo –
sceglie l’intercapedine nel petto
per timido nido –
ed elude la caccia –
…Il dolore è un ladro – rapido nel trasalire –
tende l’orecchio – per cogliere un suono
di quel vasto buio –
che ha trascinato la sua vita – indietro –
Il dolore è un giocoliere – ardito nell’esibirsi –
perché se esita – l’occhio per di lì
non colga i suoi lividi – siano uno o tre –
Il dolore è un buongustaio – moderato nel lusso –
Il dolore migliore non ha lingua –
prima che parli – bruciatelo in piazza –
le sue ceneri – lo faranno
forse – se rifiutano – come sapere –
ormai nemmeno la tortura ne caverebbe una sillaba
Emily Dickinson